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Disturbo da ansia di malattia

Psicologa Valentina Bassi
Pubblicato da Valentina Bassi in Psicologia · 28 Agosto 2024
Tags: ansiamalattie
Disturbo da ansia di malattia
L’ansia per la salute è un problema piuttosto comune e in forte aumento negli ultimi anni, sembrano infatti esserne affetti il 20% delle persone che afferiscono a contesti medici. Nella popolazione generale sembra colpire tra il 5 e il 7% della popolazione, con una prevalenza maggiore nella popolazione femminile.
Nel disturbo da ansia di malattia è presente una preoccupazione per la salute, in assenza di sintomi rilevanti, oppure possono anche essere presenti in modo minimo dei sintomi somatici, ma il focus non è sul sintomo, ci si concentra sul funzionamento della persona.  Il disagio infatti non proviene dal sintomo, ma dall’ansia per il sospetto di una diagnosi medica.

Origini del disturbo
Le persone con ansia per la salute si vedono spesso come persone deboli, fragili e vulnerabili, questo sarebbe legato all’aver avuto in infanzia un rapporto con figure importanti che hanno rimandato al bambino l’immagine di sé come debole a livello fisico o psicologico. Inoltre le preoccupazioni per la salute possono essere rinforzate dalla reazione delle altre persone a tali ansie o alla malattia stessa.
Un altro fattore che può portare all’ansia di malattia è il comportamento del genitore rispetto alla malattia, il bambino infatti può modellare il suo comportamento sulla base di quello del genitore.
Sono importanti anche le esperienze di vita della persona, si nota infatti un legame tra la presenza di esperienze precoci di malattie (propria o di altri) e la morte di persone care, con l’ansia di malattia.

Caratteristiche del disturbo
Le persone che presentano una forte preoccupazione per la propria salute mostrano spesso una serie di atteggiamenti come: continuare a credere di essere ammalati nonostante le prove contrarie, la persona cerca sempre maggiore sicurezza per cui fa continui accertamenti nonostante i risultati che dovrebbero tranquillizzarla. Al contempo non accettano di poter essere ammalati quindi ci può essere anche il completo evitamento di tutte le visite mediche, anche quelle che sarebbero necessarie. Queste due idee non sono presenti nello stesso momento, ma la persona oscilla da una all’altra. Ci sono spesso anche forti autocritiche per proprio modo di pensare e comportarsi.
Questi comportamenti sono legati al fatto che le persone spesso valutano in modo erroneo la probabilità di contrarre alcune malattie, ritenendole molto probabili, soprattutto se si tratta di malattie gravi. I sintomi vengono sempre visti come indicatori di gravi conseguenze, valutano come catastrofico l’esito che può avere una malattia non immediatamente diagnosticata, inoltre hanno un concetto di salute intesa come la completa assenza di qualunque tipo di sintomo. Queste idee non sono di solito giustificate da prove concrete e anzi sono mantenute nonostante la presenza di prove contrarie e accettare il rischio di malattia è troppo difficile.  
Si può creare un circolo vizioso che mantiene questi timori in cui la paura della malattia è la prova per la persona della sua debolezza. La preoccupazione genera ansia i cui sintomi fisici sono interpretati come sintomi di malattia, aumentando le preoccupazioni e portando a nuove ricerche di sicurezza. Percependosi debole ed esposta alle malattie la persona può andare incontro ad un umore depresso, questo si lega alla sensazione di un indebolimento fisico e tutto questo viene letto come conferma dei propri timori di malattia.

Terapia dell’ansia da malattia
Nella terapia cognitivo comportamentale la prima fase dell’ intervento è quella di valutazione in cui si indaga quale sia la richiesta della persona, quali sono i sintomi, in che contesti si manifestano e le risposte emotive e comportamentali. Si individuano anche quando sono iniziati i sintomi e cosa accadeva in quel periodo nella vita della persona. Sempre in questa fase si indaga la storia di vita del paziente.
Una volta compreso e condiviso con il paziente il suo funzionamento si passa all’indagine e alla messa in discussione delle credenze che mantengono il problema. Questo è uno dei due principali obiettivi del trattamento, l’altro obiettivo è quello dell’accettazione del rischio di malattia, su questo si lavora nella successiva fase del trattamento prima di passare all’ultima parte, cioè la prevenzione delle ricadute.
È importante, come per tutti i disturbi, intervenire il prima possibile, anche se i sintomi sono lievi e nelle fasi iniziali per interrompere il progresso del disturbo che, se si aggrava, richiede una terapia più lunga la cui efficacia sarà evidente solo dopo un periodo maggiore.

Bibliografia
Perdighe, C. & Gragnani, A. (2021). Psicoterapia cognitiva, comprendere e curare i disturbi mentali. Raffaello Cortina Editore, Milano.



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