Il Disturbo Ossessivo Compulsivo
Il Disturbo Ossessivo Compulsivo
Il disturbo ossessivo compulsivo colpisce l’1-2% della
popolazione e compare di solito intorno ai 19-20 anni, ma spesso anche prima. È
caratterizzato dalla presenza di ossessioni e/o di compulsioni.
Le ossessioni sono idee, pensieri, impulsi o immagini
ricorrenti e/o persistenti che si presentano improvvisamente nella mente del
soggetto e sono percepiti come intrusivi, fastidiosi e privi di senso .
Le compulsioni invece sono atti mentali (es. contare,
pregare, ripetere parole) e/o comportamenti ripetitivi (es. controllare,
pulire, ordinare) messi in atto in risposta ad un’ossessione secondo regole
precise, allo scopo di neutralizzare e/o prevenire un disagio e/o una
situazione temuta. Questi atti sono ritualizzati e, anche se intenzionali, sono
vissuti come obbligati. Questi gesti possono diventare automatici ed essere
messi in atto anche quando non è presente l’ossessione.
I pazienti mettono in atto questi gesti per il timore di
essere responsabili di qualcosa che potrebbe accadere e ritengono che ripetendo
questi gesti il rischio che ciò avvenga si azzeri. Nella maggior parte dei casi
il paziente è consapevole del fatto che i suoi rituali non sono realmente
connessi all’evento temuto, ma preferisce comunque metterli in atto per evitare
i rischi.
Questo disturbo causa gravi costi nei pazienti perché spesso
finisce per occupare gran parte delle loro vite, i pazienti sono consapevoli di
questo e possono mettere in atto nuove compulsioni con lo scopo di ridurre i
costi delle precedenti.
Le origini del disturbo
I pazienti di questo tipo di disturbo hanno ricevuto un
educazione disfunzionale e particolarmente severa, accuse molto forti per
piccole mancanze, accuse improvvise ed impreviste, erogate con disprezzo e
aggressività. Questo li ha resi sensibili al senso di colpa, temono di essere responsabili
di danni causati ed è come se, quando si trovano in queste situazioni, non
riuscissero più ad uscirne.
Mantenimento del disturbo
Il disturbo ossessivo compulsivo si auto alimenta, i gesti
vengono ripetuti più volte per avere la certezza di non aver sbagliato, ma i
pazienti difficilmente riescono a raggiungere questa certezza e continuano così
a ripetere il gesto, ogni tentativo di soluzione sembra peggiorare il problema
e il paziente perde fiducia nelle sue capacità. Dopo le ripetizioni può anche
esserci una richiesta di rassicurazione fatta ad altre persone.
In questi casi le risposte dei familiari possono essere di
accomodamento o antagonismo.
L’accomodation è quando la famiglia partecipa a rituali ed evitamenti,
forniscono rassicurazioni, modificano routine familiari a causa del paziente.
Se viene chiesto perché lo fanno loro dicono che così sono di sostegno al loro
caro. In questo modo però il paziente non ha modo di modificare le sue credenze
catastrofiche, i costi delle attività si riducono a causa dell’aiuto dei
familiari quindi il paziente non è motivato ad affrontare il problema.
L’antagonismo è caratterizzato da critiche distruttive nei
confronti del familiare, minacce e rimproveri, derisione, aggressioni fisiche,
esposizioni forzate agli stimoli attivanti, interruzioni della relazione.
Questo però riduce il senso di efficacia del paziente, aumenta colpa e vergogna
che possono portare a non chiedere aiuto, si sente anche responsabile delle
dinamiche conflittuali presenti in famiglia. Sia nel caso di accomodation che
di antagonismo non ci sono benefici, anzi questi comportamenti correlano con
maggiore gravità dei sintomi e i pazienti hanno minori benefici dalla terapia e
sono più a rischio di ricadute. Tutto questo non favorisce nemmeno la vita del
familiare, se sono incastrati in questi meccanismi aumentano in loro
depressione e rabbia.
Conclusione
Quello raccontato in questo articolo è solo una piccola
parte di ciò che è il disturbo ossessivo compulsivo che è infatti complesso e
spesso grave e influisce in modo importante sulla vita di chi ne è affetto e su
quella di chi gli è vicino. Essendo un processo che si auto alimenta è bene
chiedere aiuto il prima possibile in modo da evitare l’aggravarsi dei sintomi.
È però importante anche per i familiari chiedere aiuto per ridurre gli effetti
negativi che il disturbo ha su di loro, ma anche per poterlo conoscere meglio e
capire come aiutare i loro cari che ne sono colpiti.